Il colore
Il rosso rappresentava il colore dominante nei tessuti rinascimentali, in particolare nella variante preziosa del cremisi, colore della regalità. I tessuti rossi erano ottenuti con tintura in kermes, o grana, impiegando un piccolo insetto diffuso sulle coste del nord d’Africa ma a partire dal 1512 venne soppiantato dalla cocciniglia importata dal Nuovo Mondo. Si trattava sempre di un piccolo insetto che essiccato era dieci volte più efficace del kermes, tale colorante naturale fece allora la fortuna delle finanze spagnole e venne utilizzato anche come colorante alimentare fino a pochissimi anni fà, con il nome di E 120. Ritornando alla seta ed ai colori preferiti nell’abbigliamento de XVI secolo è evidente che erano particolarmente apprezzate le tonalità intense di verde, giallo e azzurro, spesso giocate sul contrasto delle bicromie, non mancavano gli abbinamenti con il bianco e il nero da sempre colori simbolo della nobiltà.
I disegni
E’ interessante sottolineare che i disegni riprodotti nei tessuti rinascimentali erano ispirati da artisti del tempo e da disegni orientali. Tra i disegni più popolari figuravano i motivi floreali e soprattutto quello a melagrana, che costituiva un motivo mutuato dalla decorazione arabo-persiana e rimandava al concetto di fertilità. Tale motivo venne utilizzato nel Rinascimento secondo due schemi compositivi, chiamati ancor oggi con le diciture storiche dell’epoca: “a griccia” e “a cammino”. Il primo vede la melagrana disporsi al termine di un tronco ondulante che inizialmente sottile diventa sempre più monumentale arricchendosi di dettagli vegetali che si intrecciano a quello principale rendendo sempre più complessa la decorazione. Il secondo dispone, invece, lo stesso motivo in orizzontale secondo una sequenza ripetuta e sfalsata che da origine ad un effetto a scacchiera.
Diffuso è inoltro il motivo del cardo, o della pigna, spesso racchiuso all’interno di una grande infiorescenza tondeggiante simile al fiore di loto, dove era possibile, inoltre, individuare fiordalisi, gigli, pere e piccole melagrane. Questi fiori e frutti sottendevano a particolari significati, i garofani e i fiori di cardo, nel Rinascimento, ad esempio richiamavano la passione di Cristo e di conseguenza la salvezza. Spesso i tessuti di seta erano impreziositi con con filati d’oro e d’argento che ne esaltavano la tonalità luminosa impreziosendola oltremodo come si può notare dall’abito indossato da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo de’ Medici, nel celebre ritratto dipinto, nel 1545, con grande dovizia di particolari da Agnolo Bronzino.
Nel corso del ‘500 la decorazione tessile venne abbinata, o sostituita, con altri motivi come le infiorescenze a giglio e a palmetta con foglie d’acanto, vasi classici fioriti e mazzi vegetali. I decori tessili cinquecenteschi, a differenza di quelli precedenti giocati su pochi elementi delineati da tecniche di tessitura complesse ma essenziali, come le diverse altezze del velluto tagliato, oppure come il contrasto più meno marcato degli intrecci raso del damasco, erano caratterizzati da una grande definizione e da un’articolazione tecnica e formale così elaborate da simulare i preziosi lavori a bulino dell’oreficeria del tempo.
Non bisogna dimenticare, infatti, che la lavorazione di tessuti operati di pregio richiedeva, oltre alla elevata specializzazione in ogni parte del processo, la disponibilità di ingenti capitali da investire nelle materie prime: seta, metalli preziosi, sostanze tintorie e attrezzature,nonché la capacità di commercializzare il prodotto nei mercati del lusso di tutta Europa.