Il marrone è un colore composto, ottenuto dal giallo e dal rosso, cioè l’arancione, unito al blu o al nero; saranno le quantità variabili di ciascuno di questi colori che gli conferiranno le più diverse sfumature.
Il marrone è associato alla terra, al fango, alla sporcizia, alla protezione, al nido, alla casa, al ritegno, al tronco d’albero, alla materialità, alla semplicità, alla terracotta, alla materia, alla comodità, alla povertà e all’infelicità.
Nel Cristianesimo è legato alla rinuncia dei beni materiali ed infatti è indossato da molti ordini monastici. Con il significato biblico negativo viene collegato al fumo del fuoco di Sodoma e Gomorra e quindi anche al diavolo. In Etiopia rappresenta il lutto, in Cina simboleggia il passato. Da una recente ricerca sociologica è emerso che il marrone è uno dei colori meno amati dalle persone. Secondo Michel Pastoureau, lo storico più importante nello studio del significato dei colori, con il marronesi indicano le sfumature più sgradevoli e volgari del bruno. Nel neuro-marketing il marrone simboleggia autenticità, qualità, naturalità e semplicità, tant’è che viene usato soprattutto nei packaging delle merci di prodotti alimentari o di antiquariato. È dimostrato che il marrone evochi per lo più associazioni con il legno, il che contribuisce a dare un senso di conforto e di rassicurazione. Per tale motivo il legno naturale, sulle pareti o nell’arredamento, è consigliabile nei ristoranti in quanto stimola l’appetito e suggerisce alta qualità e genuinità dei piatti. E’ indicato, inoltre, per l’arredamento delle cucine in quanto evoca il desiderio di cucinare. È consigliabile tinteggiare con questo colore le pareti dei negozi di antiquariato, dei calzolai, di generi alimentari e soprattutto quelli dei cioccolatai in quanto il marrone evoca il colore del cioccolato.
Il marrone, nel Medioevo, si ricavava da elementi naturali soprattutto da piante come l’ontano comune, il catecù (un’acacia), il noce comune, l’henné, il salice rosso, il nocciolo e la piantaggine. Tuttavia il termine “marrone” venne coniato solo nel XVIII secolo e deriva dal nome di un frutto, una varietà di castagna.
Nella tradizione pittorica italiana è raro che si usi il termine marrone, solitamente ci si riferisce ai bruni e alle terre come: “Bruno Van Dyck”, “Terra di Siena”, “Terra d’ombra” e via dicendo. Al giorno d’oggi, soprattutto nella lingua scritta, quando si cerca di usare un linguaggio più sofisticato è consuetudine utilizzare sinonimi di marrone, termini più ricercati ma non cromaticamente precisi come bruno rossiccio, mogano, caramello e cioccolato.
Il marrone “caldo e vibrante” è quello che lo connette alla terra dispensatrice di frutti, al grembo portatore di vita, caldo, accogliente e confortevole, erotico. Nelle tonalità più fredde si lega, invece, ad immagini che rimandano alla nuda terra sterile, arida, avara e disseccata, alla terra che non nutre ma che produce fame e sofferenza.
Dal punto di vista psicologico si sostiene che la scelta di questo colore denoti una persona che cerca situazioni stabili e che è legata alle sensazioni del corpo, di benessere fisico e sessuale; una persona equilibrata e con una capacità spontanea di soddisfazione dei propri bisogni. Mentre chi rifiuta il marrone non mette in primo piano le soddisfazioni derivanti dal benessere fisico ma tende sempre a primeggiare senza concedersi alcun tipo di debolezza; sempre alla ricerca di approvazione delle persone più care e costantemente preoccupato di deludere le aspettative altrui.