Cultura Enogastronomica

A TAVOLA CON FRIDA KAHLO

La passione di Frida per l’enogastronomia messicana: dal peperoncino al Tequila

A Frida Kahlo, uno dei personaggi più emblematici dell’arte del XXI secolo non piaceva cucinare. In compenso amava moltissimo il cibo e il suo valore simbolico, cosa che più volte ha evidenziato nei suoi dipinti, specie quelli dell’ultimo periodo di vita risalenti agli anni Cinquanta. Si racconta che dedicasse molto tempo alla pianificazione dettagliata dei pasti specialmente quando nella Casa Azul c’erano ospiti, fu un’eccellente padrona di casa. Per lei i dettagli erano tutto: la cura nell’apparecchiatura, nella disposizione delle vivande, la scelta delle tovaglie e dei fiori, l’esibizione ostentata dei cibi e delle bevande nella loro ricchezza naturale. Un trionfo della terra e della natura e soprattutto del  suo Messico.

I piatti preferiti da Frida Kahlo erano: l’insalata di fichi d’india, i peperoncini ripieni di formaggio e il riso con chips di platano fritto. Cosi ci narra Guadalupe, figlia di suo marito Diego Rivera, nel libro di ricette dedicato a Frida dove si trova il menù del loro matrimonio, che tra l’altro contemplava: zuppa di ostriche, riso bianco con banane e mole nero. Tra le pietanze preferite da Frida non mancavano le erbe selvatiche della cultura messicana come il romerito una deliziosa pianta che tanto rientra nella loro cucina e huauzontles in salsa verde, un piatto unico molto antico, che ha come ingrediente principale l’erba pre-ispanica nota come broccolo azteco.

Frida, che prima di sposarsi non sapeva cucinare, decise di imparare e di annotare le ricette su un taccuino con la copertina nera, che intitola Il libro dell’erba santa.  Libretto in cui compaiono le ricette per le offerte del giorno dei morti (2 novembre) il die de muertos. Il giorno in cui i trapassati tornano sulla terra e meritano da tradizione locale di essere onorati e accolti, anche con il giusto cibo. Alla fine dell’Ottocento il giorno dei defunti perse la sua fisionomia per diventare una festa popolare colorata e allegra. Gli altar de muertos sono addobbati con teschi e tombe di zucchero detti alfenique o col pan de muerto, dolce a forma di ossa simili alle ossa dei morti che si trovano in Sicilia. Nell’arte di Frida Kahlo ci sono teschi che alludono alla morte, ma se sono di zucchero come quelli del die de muertos rappresentano la dolcezza; su ciascuno di essi è inciso il nome di chi lo riceve e in Messico i bambini li divorano con allegria.

Tra i prodotti della cucina messicana una particolare attenzione merita il cacao.  Con il quale si preparava la bevanda prediletta dalle grandi civiltà precolombiane maya e azteca. Nella cultura delle popolazioni mesoamericane il cacao era carico di significati spirituali e religiosi e l’omonimo albero era sacro. Gli aztechi pensavano, infatti, che i suoi frutti fossero un dono offerto all’uomo del dio della sapienza, per dispensare loro saggezza e alleviarne la fatica. Quattro semi di cacao potevano comprare l’equivalente di un coniglio, 10 semi potevano comprare un asino e 100 semi uno schiavo.

Tra le specialità sulla tavola di Frida c’era l’immancabile mole, una salsa dai tanti ingredienti che nella sua lunga tradizione dapprima accompagnava il tacchino, oggi il pollo e altre carni. Il mole può anche arricchire il ripieno di pollo delle enchiladas, ovvero piccoli rotoli di tortillas farcite. Nell’intero stato del Messico si possono trovare oggi oltre cinquanta tipi differenti di mole. Il mole poblano è quello che ha origini più remote. Tipico della città di Puebla, i suoi ingredienti sono cioccolato, peperoncino, chipotle, pomodori, mandorle, banane, noci, uva passa, sesamo, e ancora chiodi di garofano, cannella, prezzemolo, pepe, cipolla, aglio e tortilla.

Si narra che originariamente i suoi ingredienti raggiungessero il centinaio! La leggenda attribuisce l’invenzione del mole ad una monaca del convento di Santa Rosa, a Puebla. Secondo alcuni la sua scoperta fu invece dovuta al caso. Un frate domenicano dovendo preparare un banchetto in onore del Vicerè della Nuova Spagna, agitato per l’evento e vedendo la sua cucina in grande disordine, raccolse tutti gli ingredienti in un vassoio; una sua fortuita caduta portò il cioccolato, i peperoncini, le spezie e tanto altro a finire nella vivanda. Le preghiere del frate affinché il piatto fosse gradito dai commensali furono esaudite e dalla tavola gli arrivarono entusiastiche lodi.

La cucina messicana è stata definita, nel 2010, dall’UNESCO “patrimonio culturale”. Questo perché, oltre alla sensazione di delizia del momento, gustare uno dei suoi piatti offre uno scorcio su storia e tradizioni del paese. Quella messicana è una terra abitata da millenni, le cui vicende talvolta turbolente non hanno danneggiato la solidità della cultura culinaria. Convivialità, condivisione e allegria: di questo è fatta una tradizione culturale e questo offre la cucina messicana. Dagli Aztechi ai colonizzatori europei, alcuni dei frutti del territorio più gustosi sono rimasti una costante nella dieta messicana: il mais, i fagioli, l’avocado, la papaya, le patate dolci, il cacao e i pomodori.

La cucina tradizionale messicana di oggi però non è unicamente frutto delle coltivazioni precolombiane. I prodotti europei, spagnoli in particolare, si sono integrati con i sapori indigeni per creare combinazioni afrodisiache: carne, di maiale e di pollo, aglio e cipolle sono i prodotti importati dai conquistadores. Perché la cultura è fatta di mutazioni e contaminazioni, che in questo caso hanno creato una combinazione perfetta.

Come non nominare i nachos, che sono diventati uno snack famoso oltre i confini e caposaldo della cucina TEX-MEX tortilla a base di mais fritto. Ricoperto di formaggio fuso o in accompagnamento a fagioli o carne. il nome sembra derivare dal gestore di un piccolo ristorante, il quale equivocando la domanda dei commensali disse il suo nome anziché il nome della pietanza Nacho, diminutivo di Ignacio.

Tra le preparazioni tradizionali merita senz’altro il GUACAMOLE, a base di avocado, oggi  salsa regina del tex-mex  realizzata con avocado, succo di lime, cipolla, a volte pomodoro e/o coriandolo, un caposaldo della cucina vegana ed oggi coltivato con successo anche in Sicilia.

PEPERONCINO, il Messico è il paese al mondo in cui si registra il più alto consumo di peperoncino: si stima che ogni messicano mangi 6 kg di peperoncino fresco all’anno. Inoltre il Messico, è il maggior produttore mondiale di “habanero orange”, una cultivar di peperoncino della specie Capsicum chinense originaria del Messico, della penisola dello Yucatán e delle isole Caraibi, che possiede una piccantezza molto alta circa 300.000 gradi Sovicille. Conosciuto a abbondantemente consumato in Messico già 9.000 anni fa, il peperoncino giunge in Europa a bordo delle tre caravelle di Cristoforo Colombo, di ritorno dal suo viaggio in America nel 1492. La popolazione che non poteva permettersi le spezie più costose, provenienti dall’Oriente, poteva così coltivare il peperoncino in casa ed utilizzarlo per condire i cibi.

Tra le bevande preferite da Frida non possiamo non citare il Tequila. Il Tequila prende il nome dalla città omonima messicana ed è un distillato di agave blu. La pianta dell’agave contiene un succo zuccherino che viene fatto fermentare e poi distillato. È stato il primo distillato prodotto nell’America latina, compone cocktail famosi come il Margarita  o il Paloma. Per quest’ultimo occorre Tequila, succo di lime e soda al pompelmo, più un pizzico di sale. Sulle origini del cocktail ci sono solo leggende metropolitane a tal proposito. Sembrerebbe che lo abbia inventato Don Javier Delgado Corona, patron e bartender del locale La Capilla, di Tequila che dette al cocktail il nome del posto in cui sorgeva il locale. Tuttavia esiste un cocktail, sempre a base di Tequila, espressamente dedicato a Frida. Si tratta del Colibrì creato per il 70° anniversario della scomparsa di Frida, avvenuta a Città del Messico il 13 luglio del 1954, dall’esperto  Riccardo Campagna. Per prepararlo occorrono 30 ml  di Tequila, 15 ml succo di lime, 15 ml crema di Cassis e Top di Ginger Ale. Per preparare il drink si utilizza la tecnica “build over ice”, che consiste nel versare tutti gli ingredienti direttamente in un bicchiere già colmo di ghiaccio. Iniziate versando il Tequila  e il succo di lime in un bicchiere tumbler. Colmate con Ginger Ale e infine aggiungete la crema di Cassis lasciandola in sospensione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *