Ben-Essere

ODORI MEDIEVALI

Dalla visione ottocentesca del Medioevo abbiamo ereditato l’errata convinzione di periodo “buio” e di sporco ma non è così. L’immondizia e le deiezioni sono da sempre considerati qualcosa di negativo, un tabù, un argomento scomodo, di cui è meglio non parlare. Questo non significa però che non meritino l’attenzione e la curiosità degli studiosi. Ancor oggi è presente l’idea di Medioevo fortemente associata a caratteri negativi, di arretratezza tecnologica e morale e, soprattutto, di sporcizia. Ovviamente il concetto di sporco e la percezione del decoro sono relativi e le soluzioni proposte nel passato per regolare gli aspetti legati all’igiene nelle città potrebbero apparire agli occhi di un osservatore contemporaneo banali e sicuramente insufficienti. Ma è proprio vero che il Medioevo fosse così “lurido” e soprattutto che il problema non fosse avvertito? In realtà non è cosi ed è testimoniato dai numerosi momenti che gli statuti comunali dedicano all’igiene pubblica, alle strategie per lo smaltimento dei rifiuti ed alle precise norme che fin dal XIII secolo riguardano il problema. Ed è proprio attraverso lo studio degli oggetti scartati, di “butti”, discariche, latrine e fogne che è possibile far luce sui processi e sulle complesse strategie di smaltimento di vari aspetti legati alla vita quotidiana degli uomini del passato.

IGIENE PERSONALE

Altra falsa affermazione è quella di un periodo in cui non si badava all’igiene personale ma in realtà confutano questa affermazione i tacuina, cioè i numerosi documenti che stabiliscono precetti in versi per conservare la salute e vivere più a lungo (Tacuina sanitatis e Regimen Sanitatis Salernitanum) e le raccomandazioni contenute nelle opere di Trotula de Ruggiero e da Hildegard di Bingen. La cura dell’igiene personale era concepita asciutta e attenta soprattutto alle parti del corpo più in vista. Generalmente ci si lavava sfiorandosi con un panno asciutto. L’immergersi era conosciuto come stufarsi ed era gradito a tutti i livelli della società. Solitamente avveniva in un mastello di legno e talvolta il riserbo prevedeva tende o baldacchini anche se l’imperatore Carlo Magno amava fare il bagno con i suoi figli ed anche con i suoi ospiti. Quando i signori viaggiavano portavano con sé tutto l’occorrente ed anche un servitore responsabile per l’acqua calda. Nei periodi più caldi la vasca era posta all’esterno, in giardino e in inverno presso ad un camino acceso. Grande innovazione è costituita dalla diffusione del sapone, ottenuto inizialmente da grassi animali, cenere di legna e alcali naturali e successivamente si diffuse l’utilizzo dell’olio di oliva, nasce così il sapone che ancora oggi chiamiamo di Marsiglia a base di olio di oliva. Numerose città europee tra cui Savona e Venezia si distinsero per la produzione di questo utilissimo prodotto. Non si trascurava neanche il lavaggio degli indumenti con soluzioni di lisciva e terra di argilla.

PROFUMI

Si diffonde l’uso del profumo, proprio Medioevo il profumo conobbe un notevole sviluppo, grazie soprattutto all’incremento negli approvvigionamenti e la scoperta di nuove materie prime provenienti dall’Oriente. I Crociati importano dall’Oriente aromi e spezie nuove e reintroducono l’abitudine di accompagnare la toilette con applicazioni profumate. Il profumo divenne un segno esteriore di ricchezza, tuttavia solo il clero e i nobili potevano permettersi questo tipo di lusso. I più abbienti esibivano con orgoglio i loro pomander o pomme d’ambra, piccoli contenitori traforati pieni di paste odorose da indossare appesi al collo, al polso o alla cintura. In questo periodo si diffuse anche l’uso della distillazione, tecnica messa a punto intorno all’anno Mille dagli Arabi che si basa sull’evaporazione del vapore acqueo e sulla sua capacità di impregnare gli oli essenziali. All’epoca il profumo veniva utilizzato anche a fini medicamentosi, per prevenire la peste e la lebbra, poiché si credeva che gli effluvi profumati tenessero lontani la malattia. Nel 1347, un vascello genovese di ritorno da un viaggio sulle coste del Mar Nero, riportò con sé la peste. Nel giro di un anno tutta l’Europa fu contagiata: aspersioni, fumigazioni, profumi e vini aromatizzati furono utilizzati per lottare contro il contagio. Per purificare e profumare le case si bruciava dell’alloro o del rosmarino nei camini e si cospargeva il pavimento di erbe odorose, mentre per chi poteva permetterselo il miglior antidoto erano frizioni di distillati di alcool o profumi per il loro effetto antisettico e astringente.

FRAGRANZE MEDIEVALI

Una delle prime fragranze è nota come Acqua della Regina d’Ungheria ed è datata 1370. La leggenda racconta che la regina d’Ungheria afflitta da molteplici dolori, ebbe in dono da un’eremita una particolare fragranza con l’assicurazione che questa avrebbe mantenuto intatta la sua bellezza. Si narra che si sposò all’età di settant’anni con il re di Lituania molto più giovane di lei. Nel Medioevo i profumieri ottenevano per distillazione dai fiori di mirto l’Acqua degli angeli, cioè acqua aromatica di fiori di mirto.
In Europa, l’uso dei profumi e dei cosmetici conobbe il suo debutto, al ritorno dei Crociati, grazie alle abitudini acquisite in Medio Oriente. I Crociati avevano appreso in Oriente non solo l’uso dell’acqua di rose, considerata secondo i costumi islamici come purificatrice, ma avevano iniziato ad utilizzare anche delle composizioni profumate, Un’acqua di rose particolarmente pregiata, tanto da essere esportata anche nei paesi arabi, era quella di Agerola, presso Amalfi, dove dalla coltivazione dei roseti veniva prodotta già nel XIII secolo. Le varietà di rose allora conosciute erano primariamente la rosa gallica e la rosa canina, mentre la più pregiata era la rosa damascena importata dall’oriente, il cui appellativo indicherebbe l’origine nella città di Damasco. L’Eau de Chypre Rouge, la più richiesta nel XII secolo, era una miscela costosissima di: essenza di rosa di Damasco, muschio della Cina, sandalo delle Indie, chiodi di garofano di Zanzibar, ambra grigia del Golfo Persico, aloe e di zibetto d’Abissinia.

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