(immagine Copyright Giusto Manetti Battiloro www.manetti.com)
Nell’immaginario collettivo l’oro rappresenta una meta ambita ed è pertanto inteso come simbolo di felicità. Da questa considerazione derivano affermazioni come secolo d’oro, per indicare il periodo più glorioso nella storia di un paese o l’augurare sogni d’oro, come auspicio di buona notte. Una persona con grandi doti e capacità si dice che valga tanto oro quanto pesa; la frase il mattino ha l’oro in bocca vuole ricordare che le prime ore del mattino sono quelle più fruttuose. Passando in rassegna altre affermazioni simili ci si imbatte con un non si trova un professionista neanche a pagarlo oro, nel senso che certe professionalità sono introvabili e neanche l’oro riesce ad attrarle. Ed infine chi non conosce l’asserzione indorare la pillola, per far accettare qualcosa di molto pesante, o la definizione età dell’oro, per indicare un tempo mitico di prosperità ed abbondanza? L’oro è dunque presente nel linguaggio comune e il suo utilizzo sta a simboleggiare ricchezza, lusso e fortuna.
Questo raro metallo è stato sin dall’antichità utilizzato per scambi e pagamenti, per farne monete, sculture, decori, gioielli, cosmetici e medicamenti ma anche per guarnire raffinate pietanze. L’utilizzo alimentare dell’oro ha origini antichissime che risalgono ai tempi della Cina e dell’Egitto del II millennio a.C. Nell’Antico Egitto ai faraoni si serviva un pane preparato con polvere del prezioso metallo, mentre agli imperatori romani venivano servite torte decorate con foglie d’oro.
Nel 1386 Galeazzo Visconti, signore di Milano, durante il banchetto nuziale di sua figlia, impressionò gli ospiti servendo capre e anatre ricoperte per intero da foglie d’oro. Nel corso del Medioevo e del Rinascimento erano molti gli eventi conviviali in cui le pietanze venivano ricoperte con questo metallo per renderle più scenografiche e preziose, si indicavano aggiungendo al nome del cibo l’aggettivo ‘ndorato. Nelle corti italiane l’uso dell’oro in cucina divenne così massiccio che spesso si rendeva necessaria l’emanazione di norme che ne limitassero il consumo.
Nei secoli successivi l’utilizzo dell’oro rimase limitato alla decorazione di confetti, a volte anche di pillole medicamentose, per renderle meno amare o semplicemente più gradevoli, da cui l’affermazione indorare la pillola.
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Negli ultimi decenni non mancano personalità creative che si sbizzarriscono nella preparazione di pietanze, cocktail e pizze.
Occorrerà giungere al 1981 per riscoprire l’importanza dell’oro nell’alta gastronomia quando il famoso chef Gualtiero Marchesi propose una variante della ricetta milanese del risotto allo zafferano aggiungendo la foglia d’oro.
Il locale milanese Nottingham Forest è stato uno dei primi, sul finire degli anni Novanta, ad intuire la spettacolarità dell’oro come ingrediente che venne utilizzato per
proporre il Martini gold, il famoso cocktail arricchito da polvere d’oro zecchino, e da allora la moda dei golden drink dilagò.
25Gin è un gin italiano creato, durante la pandemia, da Riccardo Lorenzon Vos insieme a Cristina Bretoni e Simone Arici. Si tratta di un distillato ottenuto da ginepro, con l’originale presenza di liquirizia e anice in cui fluttuano pagliuzze d’oro a 24 kt.
Un particolare esempio è costituito dalla Pizza Royale 007, quella che potrebbe essere definita la pizza più costosa al mondo, ideata nel 2007 in Scozia dallo chef italiano Domenico Crolla per raccogliere fondi per la Fondazione Fred Hollows. La pizza dorata è spolverata con oro alimentare a 24 carati, guarnita con medaglioni di cervo, caviale bagnato nello Champagne, aragosta marinata nel Cognac e salmone scozzese affumicato. La particolare pizza ha permesso di raccogliere ben 2.150 sterline.
Esiste anche un particolare gelato dorato, riservato, però, a pochissimi eletti e denominato Frrozen Haute Chocolat. Ideato da Stephen Bruce, proprietario del Serendipity 3 di New York, insieme al gioielliere Euphoria. E’ ottenuto da una miscela di ventotto tipologie diverse di cacao, metà delle quali tra le più rare al mondo, unito a cinque grammi di oro alimentare, a 23 kt, servito in una coppa decorata con altro oro alimentare su cui viene versata della panna, un biscotto della cioccolateria Knipschildt (del costo di circa 6000 $ al Kg) ed una spolverata finale d’oro. Come se tutto questo non bastasse il gelato è corredato da un souvenir, costituito da un braccialetto d’oro a 18 kt, con un carato di diamanti bianchi e da un cucchiaio d’oro tempestato di diamanti bianchi e brown da portare a casa.
Non mancano le preparazioni a base di carne come ad esempio quelle realizzate da Salt Bae, all’anagrafe Nusret Gökçe, chef macellaio turco diventato famoso grazie al movimento plastico con cui fa cadere il sale dall’alto facendolo rimbalzare sull’avambraccio, una posa aiutata dal fisico scultoreo che riscuote decine di milioni di follower su Instagram.
Lo chef ha aperto, recentemente, un ristorante anche a Londra dove figura la bistecca Golden Tomahawk, una costata di manzo, che viene tagliata lasciando intatto il lungo osso che la fa assomigliare all’ascia degli indiani d’America, avvolta nelle foglie d’oro che la impreziosiscono e ne fanno salire il prezzo a circa 950 sterline. Per chi vuole risparmiare non resta che un semplice ma coreografico cappuccino dorato a sole 50 sterline.
Una realizzazione senz’altro più raffinata è costituita dal menu della Cena di Gala organizzata da Dolce&Gabbana a Firenze nel 2020, per il doposfilata, che ha previsto piatti realizzati dagli chef di Guido Guidi, immaginati come un racconto visivo costruito sui contrasti cromatici e sui bagliori vibranti della foglia d’oro alimentare, usata intera e tagliata a pezzi o triturata in polvere, in briciole e in fiocchi. Ecco il menu della serata con una sorprendente reinterpretazione dorata della tradizionale insalata Caprese:
Sfere di mozzarella dorata su acqua di pomodoro ed emulsione di basilico
Risotto alla barbabietola rossa con foglia d’oro
Filetto di manzo dorato su purea di patate e julienne di verdure scottate
Cupola dorata di cioccolato con mousse di nocciola e frutti rossi
Credits: Giusto Manetti Battiloro www.manetti.com
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