Ingredienti= arance amare, acqua e zucchero di canna chiaro.
Preparazione= Lavare le arance e con un coltellino affilato togliere le calotte inferiori e superiori. Incidere la buccia in senso longitudinale e ricavarne delle listarelle della larghezza di circa un centimetro, Con il coltello separare dalla buccia la parte bianca (albedo) in quanto molto amara. 1) Prima fase: mettere le scorzette a bagno in una ciotola con acqua fredda per 24 ore, cambiando di tanto in tanto l’acqua. 2) Seconda fase: tuffare in acqua bollente le scorzette per cinque minuti e scolarle. Cambiare l’acqua e ripetere l’operazione per altre due volte. 3) Terza fase: pesare le scorzette e calcolare uguale peso di acqua e di zucchero. Far sciogliere lo zucchero nell’acqua e raggiunta l’ebollizione aggiungere le scorzette. Mescolare di tanto in tanto e far cuocere, a fuoco basso, fino a quando lo sciroppo sarà completamente assorbito. 4) Quarta fase: spolverare un foglio di carta forno con abbondante zucchero e farci rotolare le scorzette; spolverare di nuovo con lo zucchero le scorzette e lasciare asciugare, ben distanziate, per almeno 12 ore. Mettere le scorzette in un barattolo di vetro con chiusura ermetica.
Abbinamento: Marsala vergine dolce – Moscato passito liquoroso siciliano Considerazioni finali: Molta pazienza ma il risultato è garantito. I canditi si possono conservare , usare nella preparazione di dolci o da passare nel cioccolata fondente fusa per costruire un irresistibile dessert.
Briciole di storia: L’arancio amaro (Citrus aurantium varietà amara) è un albero della famiglia delle Rutacee caratterizzato da rami spinosi e foglie alterne,
Curiosità sull’arancio amaro : L’ arancio amaro viene usato in profumeria per la creazione di moltissime fragranze. L’olio essenziale ottenuto dai fiori di arancio amaro è chiamato neroli , poichè costituiva la fragranza preferita della principessa Anna de la Tremouille, moglie di Flavio Orsini duca di Bracciano e principe del feudo di Nerola, piccola cittadina del Lazio. La nobildonna francese giocò un ruolo di centrale importanza alla Corte Reale spagnola e fece del suo salotto un centro d’influenza francese in Italia. Le cronache dei primi anni del ‘700 narrano che la donna portò l’amata essenza di fiori d’arancio nella sua terra natia, attribuendogli il nome di “Neroli”, in memoria del feudo laziale . L’intera pianta dell’arancio amaro risulta fondamentale per la produzione di un’altra essenza il petitgrain, cioè l’olio essenziale che si ricava dalla distillazione delle foglie, dei giovani rami e dai piccoli frutti acerbi. Simbolismo: Il fiore d’arancio è da tempi immemorabili associato alla purezza e forse a causa del simbolismo che deriva dai fiori bianchi veniva impiegato per confezionare la coroncina che cingeva il capo delle spose durante le nozze, come simbolo di purezza.Nel secolo scorso i fiori d’arancio non potevano mai mancare nel bouquet da sposa.
Prodotto di nicchia: Acqua di fiori d’arancio amaro di Vallebona (Liguria) produzione tradizionale recuperata in anni recenti attraverso la creazione di un apposito presidio Slow Food per la biodiversità (https://www.fondazioneslowfood.com/it/presidi-slow-food/acqua-di-fiori-di-arancio-amaro/)