Nell’era di Internet e degli e-book, noi lettori nostalgici non rinunciano al fascino della carta stampata e al piacere che solo i libri cartacei possono regalare.
A proposito di libri, proprio ieri, ho fatto un’esperienza davvero meravigliosa presso l’Archivio Storico comunale di Vitorchiano (VT), dove, per motivi di ricerca, ho potuto ammirare e sfogliare documenti, lettere e manoscritti antichi, alcuni dei quali risalenti al XIII secolo.
Riflettevo in merito al mio approccio con i libri e pensavo che il libro è un oggetto che coinvolge sempre pienamente i nostri sensi. Attraverso il tatto possiamo sfogliarlo, percepirne lo spessore, la consistenza e il peso. Con la vista lo leggiamo e possiamo riconoscere i diversi tipi di inchiostro, di carattere, analizzare i metodi di stampa e di rilegatura, nonché apprezzarne le immagini. Tuttavia è senza dubbio l’olfatto il senso che subisce maggiormente il richiamo inebriante della carta.
L’appassionata di profumi e studiosa del mondo dell’olfatto, come me, non ha saputo resistere all’impulso di odorarli: volumi in carta pergamena[1], scritti con inchiostro ferrogallico, particolari rilegature, alcuni capilettera con iniziale fogliata, istoriata, filigranata; motivi colorati o in foglia d’oro. L’emozionante esperienza di Vitorchiano mi ha riportato alla mente la visita effettuata, qualche mese fa a Roma, alla Libreria Cesaretti al Collegio Romano, a pochi passi dalla biblioteca Casanatense, dove Amedeo trasmette l’amore che ha ereditato dalla sua famiglia per questo antico mestiere. Un luogo da frequentare almeno una volta nella vita, per sbirciare qualche cinquecentina, fare un acquisto interessante o solamente per sniffare il profumo dei libri antichi.
Profumi e libri sono da sempre molto vicini, provate solo a pensare che nel XIII secolo i libri si vendevano nelle spezierie e quindi capirete che: carta, colori, candele, aromi e profumi sono intimamente legati.
Tornando all’oggi ed al rapporto tra libri e odori vi informo che alcune case profumiere si sono cimentate con la creazione di profumi ispirati ai libri. Il chimico inglese Andy Brunning ha spiegato che la cellulosa e la lignina, due componenti della carta, con il passare del tempo, scatenano una reazione chimica che ingiallisce le pagine rilasciando composti organici dal particolare odore. L’odore scatenato da questa reazione chimica è paragonabile ad un mix di vaniglia, etilbenzene e benzaldeide.
Per gli amanti dei libri sono oggi disponibili sul mercato i seguenti profumi ispirati alla carta o ai libri antichi:
– Dead writers perfume fragranze prodotte dalla Sweet Tea Apothecary ispirate all’odore di testi antichi, ciascun profumo è un omaggio a grandi nomi della letteratura. Pemberley è ad esempio il profumo ispirato alla scrittrice Jane Austin, una fragranza delicata con note di vetiver, peonia e legni di cedro. Mentre Lenore prende il nome da una poesia di Edgar Allan Poe, rivela un’essenza intensa a base di muschio di quercia, chiodi di garofano e rosa del Marocco.
– In the library, creata dal profumiere Christopher Brosius, è la linea di profumi per la casa per chi vuole rivivere la sensazione di essere circondato da testi antichi, come se ci si trovasse in una biblioteca.
– Paper Passion costituisce il profumo che meglio riproduce quello della carta, racchiude al suo interno l’essenza dei libri ma questa volta prendendo ispirazione dai volumi freschi di stampa. La fragranza, composta da note fresche e legnose, nasce dallo stilista Karl Lagerfeld, noto per il particolare amore per i libri e per il possedere una vasta biblioteca con oltre trecentomila volumi. Ha firmato la creazione il profumiere tedesco Schon e la casa editrice WallPaper si è occcupata del packaging che rivela una scatola a forma di libro.
Pertanto gli appassionati lettori che desiderano portare nella propria abitazione, o sulla loro pelle, l’odore di libri, non hanno che da scegliere la fragranza che li ispira di più, con la speranza che l’odore faccia venire voglia di leggere anche a tutte le persone che non lo fanno.
La carta è il più importante tra i materiali creati dall’uomo.
Leggera e durevole, può essere piegata, tagliata, accartocciata
deformata, laccata, tessuta: può essere utilizzata in
qualunque modo per qualunque scopo.
(Ian Sanson, L’odore della carta)
[1] La pergamena si otteneva dalla lavorazione delle pelli di pecora, capra o vitello. Il procedimento era lungo e finalizzato ad ottenere una superficie elastica, sottile e liscia, adatta all’applicazione degli inchiostri e dei colori. Per renderla completamente bianca e levigata si usava anche cospargerla con varie sostanze, come ad esempio gesso e colla oppure, come consigliava Cennini, con una finissima polvere di ossa di gallina calcinate e macinate. Dopo la lavorazione, la pergamena veniva piegata a metà una o più volte secondo le dimensioni che si volevano dare al manoscritto e si otteneva un fascicolo. Un manoscritto era composto da un numero variabile di fascicoli.